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FLIBBERTIGIBBET (libero colloquio con Re Lear)

Le mie casse-oggetti contengono le trasformazioni dell’anima che avvengono in tempi indeterminati. Ho pensato ad una progressione ritmica di immagini, ad un cambiamento repentino di posizioni, ad una mutazione improvvisa dei sentimenti. I personaggi che escono dalla loro dimora vanno incontro all’odio-amore, alla follia del potere, agli intrighi dei potenti.
Passando attraverso l’ironia grottesca di situazioni improvvisate, sorrido alla tragedia contemporanea cercando nell’arte e nella poesia un ottimismo che a poco a poco l’umanità sta perdendo.
La mia parte nella scena é quella di esserci e non esserci, di dipingere con segni scarni la relatività di ogni condizione, affetti ed istituzioni.
Mi metto in opposizione o in sintonia con i protagonisti della vita sul Pianeta-Terra, dialogando o contrapponendomi agli attori, a dipendenza da come sono sollecitato.
Come la lucidità del saggio può risiedere nelle parole del folle, gioco con l’occhio oltre lo sguardo cambiando situazioni date per scontate, riflettendo sul miraggio della globalizzazione, sulle ambiguità morali ed etiche e cercando di vivere una bella e stimolante avventura.

Bellinzona, febbraio 1998-febbraio 2001

Nando Snozzi

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Théâtre pour le moment

 

regia: Dominique Bourquin
con: Dominique Bourquin, Stefan H. Kraft, Christiane Margraitner, Nathalie Sandoz, Nando Snozzi (pittore)
oggetti: Nando Snozzi
ponte: Andreas Kaeser
colonna sonora: Thomas Steiger
luci: Domenique Dardant

costumi: Carla Prang
grafica: Gianni Hoffmann (giacca)
foto: Catherine Meyer e Stefania Beretta
amministratione: Irène Howald
tournée: Marianne König / Irène Howald


 

FLIBBERTIGIBBET  (freies Gespräch mi König Lear)

Meine Objekttruhen enthalten die Verwandlungen der Seele, die in unbestimmter Zeit stattfinden. Ich habe an eine rhythmische Sequenz von Bildern gedacht, an plötzliche Stellungswechsel, an eine unversehene Änderung der Gefühle. Die Gestalten, die aus ihrem Aufenthaltsort herauskommen, gehen der Hass-Liebe entgegen, dem Machtwahn, den Intrigen der Mächtigen.
Mit Hilfe der grotesken Ironie improvisierter Situationen lächle ich der zeitgenössischen Tragödie zu und suche in der Kunst und in der Poesie einen Optimismus, den die Menschheit allmählich verliert.
Meine Rolle auf der Bühne ist die, dabei zu sein und doch nicht dabei zu sein, mit nüchternen Zeichen die Relativität aller Verhältnisse, Gefühle und Errichtungen zu malen.
Ich begebe mich in Widerspruch oder in Einklang mit den Hauptdarstellern des Lebens auf dem Planeten Erde, unterhalte mich mit den Schauspielern oder widersetze mich ihnen, je nachdem, um was ich ersucht werde.

So wie die Klarheit des Weisen in den Worten des Irren wohnen kann, spiele ich mit dem Auge jenseits des Blickes, ändere für abgemacht erklärte Situationen, denke über das Blendwerk der Globalisierung und die Zweideutigkeit von Ethik und Moral nach und versuche, ein schönes, stimulierendes Abenteuer zu erleben.

  < > , 17.06.2008
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