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Performance con:
pittura: Nando Snozzi
assistente: Gianni Hoffmann
video: Claudio Tettamanti
foto: Alessio Tutino
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Durante
le notti di piazza blues ho sviluppato una performance-azione pittorica
intitolata DISEGNIDIVERSIINBLUES.
Ho messo a disposizione dello sguardo tre notti di improvvisazione
pittorica che hanno sostato sulla piazza con suoni arrivati da altre
terre. Ho tracciato segni blues per versi diversi. La pittura è stata
improvvisata e dipinta con note-segni metodiche, ossessive, istintive,
in armonia e in dissonanza. In uno spazio dato e difeso ho svolto
una performance pittorica su un supporto prestabilito. Non ho illustrato
i suoni ma ho impostato un viaggio parallelo, tra sguardo e udito.
Ho proposto la dimensione dell'azione pittorica in piazza come "ipotesi
per un delirio di un teatro globale". I segni dipinti hanno
dato (forse) libera circolazione a idee che hanno stimolato (magari)
altre idee. Pensieri dipinti liberi da censure hanno formato immagini
che si sono autorizzate ad "essere prima di fare". Segni
e colori che hanno dialogato o si sono messi in tensione con "la
musica del diavolo" hanno formato un insieme pittorico per un
quadro-piazza d'incontri, popolato da figure prodotte da un'andata
e ritorno nei territori dell'inconscio, dell'istinto, del ritmo e
del segno, della malinconia e della forza della rivolta che essa
tutela. La performance pittorica si é interrogata sulle origini
della paura che il blues cantava, ha messo in atto la forza di resistere
ai soprusi che la creatività permette. La mia dichiarazione
d'intenti si é situata nel proporre un'interazione
tra pittura e musica. Ho messo in scena la pittura come coattrice
con la musica suonata da musicisti che si sono alternati su altri
palchi.
Non ho fatto animazione didattica, ma é stata una performance
contro la rassegnazione applicata al qui ed ora. È stata una
divagazione sul filo della trasgressione verso concetti artistici
che evadono dai luoghi e dalle teorie pontificate. L'ironia del caso-caos
ha stimolato circostanze in cui le arti che interagiscono tra loro
generano impulsi per la libertà del pensiero e del movimento
in una società multietnica e multiculturale.
Ho lavorato su un palco a spalla rigida, sulla quale sono state applicate,
ogni sera, 6 tele di 150 x 200 cm. Questo spazio dichiarato é stato
segnato da segni stimolati dall'ascolto della musica prodotta, dal
blues della vita, dalla forza dell'espressione creativa del suono
e della poesia.
Considerando la situazione del pianeta-terra e applicando l'espressione
creativa come scopo di vita, ho contribuito a diffondere il sentimento
che l'arte non teme né arroganze né soprusi, ma che
promuove dubbi sulle certezze sbandierate da altoparlanti telegenici
che fanno dell'essere umano materiale di lucro.
Sono nato sotto il segno dello scorpione con ascendente scorpione.
I miei animali preferiti sono: l'elefante, il falco ed il delfino.
Mi piace la vita perchè è una precarietà stabile
e sicura. Sono un po' fuorilegge e mi addestra a vivere il meglio
possibile. Mi sento un'unità crepuscolare e mi chiede perché nuvole
di fumo sono espulse da bocche incrostate da scorie, e perché le
parole si contendono la luce che filtra tra un dente e l'altro. Per
un piccolo viaggio pirata vi invito a continuare il viaggio nel sito.
Le
opere create durante la performance resteranno di proprietà di
piazza blues e saranno messe in vendita durante un'esposizione
a Castel Grande di Bellinzona dal 15 settembre al 2 ottobre 2005. Il
ricavato, dedotte le spese, sarà costituito in una borsa di
studio per giovani che vogliono intraprendere degli studi nel campo
della musica o dell'arte.
agosto 2005
nando snozzi
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BALENANDO BALENANDO
Balenando a ritmo
IL BLUES TRISTE. Che clamoroso errore.
IL BLUES GIOIOSO. Che clamoroso errore. Ma il blues gioioso
beatissimo preme nulla sull’anima. Anzi, la spinge
e l’eleva a livelli impensabili. E’ parossistico.
Scelgo quest’ultimo. Errore o non errore. IL BLUES è IL
BLUES. E’ specchio della vita. Triste quando vuole
esserlo e gioioso quando vuole esserlo. Preciso al passato.
Preciso ad ora. Preciso al futuro. Preciso a quando il
pennello scende verso il basso cercando conforto nel sottofondo
materno. Preciso a quando s’estrae la scimitarra
e si spalma il colore afferrando il caparbio ritmo cardiaco
del batterista. C’è giallo nell’euforia
e blu nell’angoscia. Il rosso è agganciato
al sentimento. Da qualche parte. Al sentimento abbandonato
ancestralmente dovunque. Golfo di Guinea. Piantagioni del
Delta. Chicago e Detroit. Un Palco Sospeso Aggrappato Alle
Orsoline. Un Palco Con Scritto Su “Piazza Blues”.
Dovunque si voglia abbandonare un sentimento. Si è liberi
di disperdere ciò che, Dio volesse, qualcuno è destinato
a raccogliere. E’ circostanza felice questa. La goccia
cade su un minuscolo fazzoletto di fertilità. E’ circostanza
felicissima questa. Affonda e poi cresce con propria, peculiare
rigogliosità. Strisce di colore dall’alto
verso il basso come foglie di banano. Bocche negre che
ridono scuotendo il capo. Rumore d’orecchini d’osso
che s’urticchiano allegramente. Stanze bianche signorili
riempite d’un pezzo di savana. E’ passato Rousseau
il Doganiere. Ha guardato dentro e ha detto: “Questo è il
Posto Giusto ed è il Momento Giusto”. Ha dipinto
e nulla è stato più lo stesso. Odori di chitarre
Kalamazoo dappertutto. “Come On In My Kitchen” con
donne perdute. “Hellhound On My Trial” con
uova di grandine esistenziale che s'abbattono. Su vite
povere. Senza senso d'esistenza. Tutto questo è odore
agrodolce che viene fuori dal giallo, rosso e blu. E poi
a gettar l'occhio veloce, ancora smorfie spalancate di
negre che urlano. Di dolore o di piacere? Non importa neanche
un po'. L'uno e l'altro sono il BLUES. Ritmavamo su. Smorfie
spalancate di negre che urlano il blues. Sputano fuori
ciò che non può rimanere dentro. Più forte
che si può. Più intenso che si può.
Più bestiale che si può. Più che si
può. E basta.
Balenando con calma
Vox populi, vox dei. Il blues è una
musica. Un genere musicale. E' verissimo. E' stupido contrastare
un' affermazione così. Ma, permettetemi. C'è qualcosa
prima della MUSICA BLUES. Prima che un chitarrista-cantate
la tiri fuori da sopra un palco o per strada. C'è un
sentimento che si chiama BLUES. Prima di tutto. Lo dicono
tutti gli etno-musicologi importanti nelle prime pagine
dei libri dedicati alla storia di questo genere musicale.
Prima del blues suonato c'è il blues sentito. Dentro.
Ben sotto l'epidermide. Le ragioni del sentimento BLUES
sono molteplici. Un libro solo per esaurire l'argomento.
Ma, in sintesi strettissima, potremmo definire il blues
lo “spleen” dei neri. Un “mal di vivere” molto
meno intellettuale di quello simbolista. Un mal di vivere
mezzadrile. Con molto trasporto corporale. Sia negli alti.
Il blues è l'apoteosi dell'erotismo e della sessualità.
Sia nei bassi. E' la quintessenza della solitudine. Ciò che
lo distingue maggiormente dallo “spleen” è l'espressione.
Uno è colmo di sovrastrutture letterarie durate
da Abelardo. L'altro è la forma espressiva di gente
che stava sull'aratro. Dietro al culo dei muli. Ora, se è prima
di tutto sentimento,potrebbe accadere che si manifesti
in forme diverse dalla sola musica. Potrebbe. La pittura.
Chessò. La letteratura. Entrambe sono figlie delle
scuole. Segni e parole vengono insegnati. C'è una
sovrastruttura che pesa. Il blues invece è l'espressione
di chi dissoda e vede un mulo pisciare. E' possibile? Ho
visto Nando Snozzi volteggiare sul suo palco sospeso. Da
molto vicino. Mentre dipingeva era diverso da quello che
prendeva il caffè la mattina in Piazza Governo.
Aveva un'espressione strana mentre s'avventava sulle tele.
Una roba tipo appetito sessuale. Una roba tipo di uno che
sta per venire dentro. Non si vedevano ne' l'Accademia
di Brera, ne' Paris VIII. C'era uno in preda ad una fregola
istintuale. Mica era lui. Era un altro senza sovrastruttura.
Uno che sta per mollare l'aratro ed il mulo scoreggione
per tornarsene a casa e lavorare la moglie o chissacchì.
Chi scrive, IO, il blues genere musicale l'ha considerato
un Compagno di Viaggio. C'ho sguazzato e ci sguazzo come
un bimbo nella tinozza. Ma la sovrastruttura di linguaggio
c'è ben presente. Lo leggete da Voi. Nel mio studio
Blind Willie Johnson suona continuamente “Mother's
Children Have A Hard Time”. Nello studio di Nando
ho sentito una normalissima radio trasmettere robetta.
Ma, guardando le diciotto tele, ho come la sensazione che
IL BLUES si sia concesso più a lui che a me. Bella
fregatura ed un abbraccio.
Marco Ballestracci
luglio 2005 |
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