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Lu sciulel dal strii

L'Associazione culturale campo nomade primaverile
Sabbione (Val Bavona)

 

Presenta un progetto di Franco Lafranca

 

 

performance pittorica libera interpretazione di una leggenda: di Nando Snozzi
con Elisa Conte, lettrice
Gianni Hofmann, mano sinistra
Claudio Tettamanti, video
Nando Snozzi, testi e dipinti


 

Campo nommade primaverile, Sabbione (Val Bavona)

 

13 settembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

L’urlo si alza avvinghiato al vento, l’acqua ruggisce giù nell’orrido…

AL STRII… AL STRII… AL STRII… (leggere gridando)

Vestita di panni scuri strascica i piedi dentro lo strame del sottobosco, porta in sé i misteri del villaggio e le paure dei pellegrini.

Niente di più e niente di meno, la vita scatena gli empi e accumula miserie.

Il coro è selvatico e dentro le caverne dei caproni l’eco dispone una poesia sonora accompagnato dallo zufolo della maliarda

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

il corpo della strega, bianco e levigato come il marmo, accompagnato dal diavolo è steso sulla morbida muffa quasi fosse il letto dell’eternità. La donna sogna i riti per passare nella valle leggera… sfida il rogo con il coraggio della paura e sorride a chi deprezza la sensualità degli istinti

fede contro sensi!

i canti d’acqua e di beffe confondono anche il caos delle generazioni, il terreno frana laddove i desideri e la fantasia cessano di esistere.

Il sentiero della transumanza spiana la via ai turisti ignari del sudore e del sangue che hanno irrigato le crepe della terra occultate con il tranello della tecnologia e del cemento.

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

Quando la bufera si altera il fischio è lacerante e genera l’uragano nero e grigio che piange tempi perduti. L’assenza di farfalle, la latitanza delle volpi, la scomparsa dell’orso e del lupo hanno ridotto i luoghi dentro i confini della memoria. I ricordi si odorano nei racconti tramandati per forza e diffusi con ignoranza. In fondo alla valle e sulla cima dei monti e dentro i pascoli poche sono le magie: ben venga la stria che allevia fatiche e malanni…

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

Odore umido di funghi e foglie “masite”, terra antica, scarafaggi gire e topi, faggi castagne e nocciole, resti di fulmini, rami intricati, rovi graffianti, persone più forti dei massi erranti, cambiano il mondo sulla propria malasorte!

Una malinconia incallita che sdrucciola nella nenia di una malefica ninna nana, culla gli stenti e i dolori che hanno partorito luoghi fantasma dentro sculture eterne.

Processioni e donne in scuro, uomini piegati, giovani spariti, sensi sconvolti su resti di omelie passate sono la scenografia per uno scontro con file, hi pod e hi phone e nasdaq e le previsioni del tempo. In bilico tra grafici televisivi e debordanti tette di mamma tele, magia e proverbi sono la babele della giostra delle superstizioni. il sabba si compie dichiarando che una croce incisa sulla pietra si può cancellare quella fatta nell’aria no! È eterna e invisibilmente immortale.

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

 

Il fiume declama la sua legge scorrendo eterno dentro un letto scolpito dalle sue furie e dalle sue magre, è alimentato dal rutto delle sorgenti e si allea con le piogge acide create dalle scorie del cielo e dall’ira degli dei. Dalla buzza esondano favole che raccontano di pipistrelli e di nani da giardino, gli invasori teutonici posano gerani rossi alle finestre bordate di bianco delle case gioiello per allontanare i topi campagnoli e i tafani e le zanzare non ancora tigri… I Lanzichenecchi (scagnozzi dell’ultima ora) pettinano i prati per un’apparenza estiva di ordine e di disciplina. Il circolo è vizioso e le tradizioni sono infettate e la lingua si perde imbastardita dai nuovi codici della comunicazione bieca che inquina il silenzio… Il fischio della strega non é che il sospiro del vento messo alle strette dalla follia umana, I detrattori della cultura si comperano mutande firmate per sostenere la parvenza di un’appartenenza alle alte caste o a casati decaduti e defraudati dalla nuova economia. Usano il degrado morale come prova del nove per costituire il potere e per minare la dignità di chi fa della vita un’opera d’arte. L’impotenza dilaga, il ritorno delle streghe è auspicabile per accendere le pire sotto i pilastri delle cupidigia… Senza ricette e al buio, bisogna mettere in gioco la paura barando sul sesso dei jolly…

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

 

la serva del diavolo suona un blues per i fauni in un notte di finel estate che prepara i frutti per l’autunno. volti di-visi affollano il bosco ricercando le anime sagaci della valle che si erano perse nelle ganne impervie regno di cinghiali e capre. Consessi di esseri promiscui recitavano omelie offensive contro i baroni costituiti in patriziati selettivi. Nani giganti e piccoli uomini, bestie da ultimo girone dei dannati, bellissime donne appena velate, schiavi liberati dal giogo della fede inseguivano la salvezza confidando nella forza della natura, regina di uno scenario fantastico e di un immaginato sottobosco… Natura come potenza generatrice che non regala nulla e rimanda al mittente gli sgarbi ad essa perpetrati. Colpi durissimi come botte da orbi, stratempi violenti e confini invalicabili, intralciano i pacchetti turistici propinati ai forzati delle vacanze in tempi canonici. Gli esseri umani pagano dazio con sangue e stupidità rubano e sprecano acqua aria e spazio, non sono figli del presente ma schiavi del futuro, Esseri di umana presenza danno tregua all’avidità e nulla in cambio alla terra-madre. Come angeli sterminatori seducono la ricchezza e ignorano le strategie per l’avvenire senza rendersi amici né il sole né i venti…. Un “dejà-vu” del finimondo è latente nell’immaginario collettivo. Si bruciano i libri e si leggono i programmi televisivi aspergendosi di saperi e sapori fasulli corpi palestrati e obesi. Si foraggia il pensiero revisionista privato che modifica la storia in adulterio e a tresca per perdenti….

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

Il menestrello del regime alimentava la paura che il gineceo della valle diventasse luogo di penombra di segreti e di piacere, tanto che l’ineluttabilità della morte ebbe il sopravvento… la barbarie prese possesso delle spelonche misteriose e degli alpeggi i padroni bandirono le parabole e i rituali pagani, la croce divenne scaccia demoni, la falce l’incubo della morte ed il fuoco ripulì i vizi… il peccato ed il fallo entrarono in conflitto e la colpa cercò l’inganno… crebbe la resistenza, armigeri forgiarono le corazze nelle fucine sovversive, i becchi passarono alla resistenza portandosi il loro odore come avanguardia della disperazione, capre e pecore si travestirono da lupi e volpi e la montagna si sconvolse associandosi ai sensi contrari… qui ed ora il film racconta che la leggenda è confusa e priva di logica la verità vuole un altro finale senza eroi e senza vinti oggi impera la mediocrità della democrazia che abilita la competizione e l’ipocrisia, il superfluo e l’opulenza e la vita scorre a valle veloce è lontana in un lampo e subito s’è persa… senza rimedio le reliquie testimoniano di un attimo di follia dove visidivisi volevano ritrovare la propria sorte…

AL STRII… AL STRII… AL STRII…

La banalità del male imploderà nelle parti intime degli affossatori di cultura spappolandogli gli organi vitali… “affanculo i buonisti” urlano gli gnomi travestiti da faine e offrendo un’immagine ad una metafora!!! l’imperatore del nulla declamava il suo credo: “io sono come tu sarai come tu sei io ero!!!” Gli astri, al convegno di mezzanotte, si chiesero: quale dio farebbe un torto cosi all’umanità? Con che coraggio lascia liberi i potenti di stuprare la loro prole? La platea sempre sconcertata spesso aderisce alla stupidità plagia i simboli del territorio mutando le lodi in brodo “chi si loda s’imbroda, chi si loda s’imbroda” AL STRII… AL STRII… AL STRII… dentro le case drammi comuni adombrano la via crucis mezzi incesti perseverano dentro le leggi dell’omertà. Ciò che si pensava fosse un viaggio iniziatico si rivela bieca abitudine di una società senza più ideali e nessuno mai, ne tornerà indenne, a rigor di logica si persiste a farsi del male. Letame e fiori si alimentano nella loro confraternita, le gemme procreano in selva, fieno e terriccio fertilizzano un agreste umore. L’orchestra del bosco profuma di note la storia con crude e brutali essenze.

 

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Foto di Gianni Hofmann
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Foto di Leonardo Modena

 

 

 



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