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"VISIDIVISI E CORPIMMERSI IN PAESAGGIDIVERSI"

 

Quand'ero piccolo non stavo mica bene, avevo una mano grande come un badile e l'altra piccola come un cucchiaino, dovevo difendermi dagli scherni e quindi ero metaforicamente in guerra (a detta dello psichiatra esperto in invalidità). Poi si giocava ai caw boy e agli indiani, a guardie e ladri, la banda di fuori contro la banda di dentro. Chiaramente io ero tra gli indiani, tra i ladri e quelli di fuori, ciòé i diversi, gli stranieri. Sicuramente i genitori dei caw boy, delle guardie e di quelli di dentro, quelli come me li consideravano pecore nere e di sinistra. A quel tempo non riuscivo ancora a giocare con le bambole né darmi una connotazione politica. Esagerando e parafrasando Tex Willer, la guerra me la porto dentro fin da bambino. Quindi il concetto di pace non lo capisco bene, so che potrebbe essere una cosa bella bellissima e mi accontento di esporre la bandiera della pace, non comperare la benzina di tal o tal'altra marca ed essere contro tutte le guerre. Inoltre, sempre a detta di un altro psichiatra-capitano, io sono inabile alla guerra perché non mi hanno accettato quando volevo fare il servizio militare, dandomi dell'invalido ma sano tanto da negarmi la rendità d'invalidità. Sono stato contento di quella confusione d'identità che mi ha distolto dalla retta via improntata all'obbedienza.

La guerra inizia tra i seni della madre cullando valori criptati e occulti o per la negazione della valle del pube a uomini brutti vecchi e bolsi. La guerra è veicolata dalla mancanza di un'estetica del senso della vita o dal dolore perverso e acuto di una frustrazione. La guerra è la supposta per guarire dal manco di cultura o per perpetrare ladrocini planetari e stupri collettivi.

Io non ci sto, ma l'immensa tristezza dell'impotenza mi accompagna e si somma all'impossibilità di comunicare l'evidente farsa sposata con le mensogne economiche e politiche che hanno invaso l'universo di tutti.

Oggi arrivato a 130 kg di peso, (grosso artista) penso di avere un'alta profondità e ho deciso che dovevo riprendere sotto controllo il mio corpo, quindi iniziare a camminare. Siccome il mio atelier dista 4 km da casa mia percorro la strada 2 volte il giorno. Per 8 km penso con il ritmo del passo. Penso al mio percorso pittorico e decido di introdurre il tempo in cui cammino nella mia "demarche" artistica. Subito mi si proietta davanti l'immagine di un viso che si interscambia con il paesaggio nel quale sono immerso. Metto assieme i miei capitoli pittorici che ho trattato finora in un nuovo titolo che comprende il progetto futuro: VISIDIVISI E CORPIMMERSI IN PAESAGGIDIVERSI. Dopo la prima camminata arrivo in atelier sicuro di annotare quello che ho pensato, ma mi accorgo di aver dimenticato tutto. La soluzione che prospetto è di comperare un mini registratore. Infatti è stata una buona idea. Il secondo giorno ripensai e cercai di riacciuffare i pensieri del giorno prima. Oltre a quelli, come folletti uscirono dalle tane del cervello altre idee. Oltre che registrare le riflessioni sul registratore, potevo scattare-memorizzare qualche foto dei paesaggi che percorrevo: la città, il fiume, la diga, i campi, le diversità-avversità architettoniche, i dettagli delle gemme sulle piante e dei rifiuti che incontravo per strada, le luci e le nuvole e gli scintilli dell'acqua del fiume. Imprimere nello sguardo le ombre della luce e la luce delle ombre. VISIDIVISI E CORPIMMERSI IN PAESAGGIDIVERSI è un idagine ad ampio raggio sviluppata con "di-segni" e pittura, sulla condizione umana. Un prolungamento nel "paesaggio globale", del mio lavoro fatto fin'ora e proiettato a sviscerarsi nel futuro. Cerco di creare una morfologia del territorio dentro la scena formale della mia pittura. Adagio corpi e visi in paesaggi diversi, che possono essere versi di poesie o paesaggi diversi (nel senso di "Altri Luoghi"). I visi sono "il volto dell'umanità". Con il segno del gesto pittorico trasporto le rughe dei luoghi e le sensazioni della brezza e del freddo, l'umido del sudore ed il ritmo del passo sulla Profana Sindone della Madre-Terra.

Le sensazioni emotive dalla paura di prodromi di guerra, l'urlo dell'intolleranza tra popoli diversi, fanno vibrare il senso del colore tanto quanto l'energia di una natura che resiste e si rivolta contro l'idiozia e la prepotenza umana.

Le mie preoccupazioni pittoriche interagiscono con tesi, antitesi e sintesi di generazioni allo sfascio. Domande infinite si assemblano come carburante della fantasia: La metafora del paesaggio nasconde la realtà o il pesaggio metaforico è il nascondiglio dell'illusione? I nuovi paesaggi sono i resti di terre sconquassate dalle guerre? la desolazione dell'anima dell'occidente brucia le terre del terzo, quarto mondo? il sud dell'universo è trasformato in pattumiera dei paesi ricchi?

Io sfuggo ad una logica della risposta e dipingo la forza della creazione come resistenza ad una logica distruttrice instaurata da un'umanità votata al dio denaro e succube dell'arroganza del capitale.

Nei paesaggi diversi sono diversi i passaggi che si possono trovare per trasportare l'architettura della vita in territori "nuovi". I paesaggi diversi si trovano nell'avvenire, in luoghi sconosciuti. Con il disegno in segni di guerra cerco di trovare i passaggi per non soccombere in una società del profitto che "naturalmente" si scontra con l'attitudine della realtà di chi ha deciso di fare dell'arte la ragione di vita. Il "futuro si attrae" con lo sguardo verso il passato per reagire in un tempo presente. I miei segni si corrodono sulla Materia-Terra e si installano sulla superficie per ironizzare sul grottesco della commedia umana. Si moltiplica ogni giorno, passo dopo passo, l'esigenza di indagare su paesaggi diversi dove i visidivisi possono rivolgere lo sguardo verso corpisommersi.

Il paesaggio della memoria, del presente e del futuro

si coniuga con l'interrogazione permanente: da dove vieni, dove vai, dove andrò?

la conduzione della morte durante la vita mi abita e mi immagino lo scenario imminente:

rullo di tamburi, hollywood avanza, la meccacola viene quotata in borsa, le banche dell'acqua iniziano a detronizzare il re petrolio,

corpi sommersi in pozze di sangue, urla dipinte di disperazione impotente, prevaricazioni immonde e vigliacche, giorni che iniziano con le lacrime di occhi innocenti, la colonna sonora del tempo composta con lo sghignazzo stupido dei danni collaterali di bombe bastarde, sopportare ossequiose lamentele di personaggi ibridi e politicamente scorrette.

Vivere in un paesaggio riinventato in compagnia di esseri umani? O essere vivo, gregario di idee dittatrici in un paesaggio amorfo e morto? ...

scegliere o decidere

 

 

 

 

 


















 

ATTORNO A NOI

Il paesaggio trasforma l'essere umano o è l'essere umano che trasforma il paesaggio? O è una contaminazione a vicenda?

Cerco un corpo per il viso ed un viso per corpo. Spero di trovare il paesaggio corrispondente per scrivere e di-segnare "Diari d'aria per paesaggi diversi". Porto un'ipotesi per un delirio in paesaggi diversi per resistere a paesaggi disperati.

Divido l'urlo dell'arte con gli Inabili alla morte, per non essere condannati a sopravvivere in riserve avvelenate.

Giocherò con un labirinto dove le strade si perdono e lo sguardo deve ricostruire un percorso per non morire.

Sorridendo auspico che le strategie dell'arte sopprimino le strategie militari. Per ironizzare sui termini violenti in uso, e per demonizzare l'uso inproprio delle immagini e della parola, l'avanguardia artistica scende in campo contro l'avanguardia dell'esercito... (dipingerò una risata e una tomba preventiva)

Entrerò in campi di battaglia della mente, per ridisegnare i confini di un estetica che veicola troppo l'immagine pubblicitaria di un sistema obeso.

Spero di contribuire a dare un corso ad un movimento-mutazione della creatività, come antidoto per i veleni iniettati nella società contemporanea, dall'ipocrisia di chi s'inventa paladino della giusta causa, di chi si autorizza a vaneggiare-delirare attorno alla "giustizia infinita", da chi ambisce ad essere dio con i baffi, a chi abita la casa delle libertà eccetera

 

I cadaveri caduti nel cantiere di una società ammalata tirano lunghi lamenti di condanna verso una Patria Idiota. La palude è diventata il parco giochi della memoria. I giorni dell'utopia corrono liberi dai vincoli di un calendario folle. Il tempo risponde con dei violenti conati di parole sporche.

 

Una forma d'inquinamento naturale è dato dal fatto di lasciare libero adattamento, a ignoti guastatori della Terra-Madre, molto puntuali all'appuntamento con le informazioni. I responsabili del depistamento delle verità segnalano ciò che si assume quotidianamente come moda. Devo prestare attenzione perché la lettura quotidiana di una società malata mi deturpa l'ironia.

 

un campo profughi è stato raso al suolo dai mercenari assoldati dalle multinazionali del terrore. Sotto l'egida dei capi di stato ed il benestare dei benpensanti, l'unico essere umano sopravvissuto al massacro e alle torture, giurò vendetta. Fu strumentalizzato per la creazione di martiri, reliquie, cartoline e posters e per giustificare la creazione di un esercito multinazionale di pace perpetuo!

 

Il consenso globale per la pace armata e per l'estinzione delle razze meno ricche, fa parte di un gioco economico condotto per costruire esseri umani programmati per una cieca obbedienza, per modellare tutori di leggi fautrici di discriminazioni, stupri ed epurazioni culturali. Si può pensare di disorganizzare la logica della democrazia proponendo tranelli, realizzati a regola d'arte, mascherarsi da prostitute e gigolò, attrarre gli esseri umani del potere, per asessuarli in tutti i sensi, privarli di ogni piacere e vivere con le refurtive sottratte ai dissanguatori del mondo!

 

 

Vorrei depositare il colore in strati violenti e delicati, in toni adeguati alle immagine che mi sorgono istintive. Per una discrezione di porsi in campo, lascerò un corposo spazio all'istante creativo come motore del tema.

Ravviverò le sensazioni di territori persi in paesaggi che si rivivono nella memoria e distrutti davanti allo sguardo. Tramuterò lo smarrimento in segno istintivo, in rappresentazione del dolore, e della gioia. Userò il disegno e la pittura come forza d'urto, come testimone, in primo piano, della voglia di resistere contro la mancanza di rispetto e lo scempio che sta perpetrando l'essere umano verso se stesso.

 




  

 

Diarid’aria in situ

Ipotesi per un delirio in diari d’aria alati, con visi di visi in paesaggi diversi

 

Lorsque mon poids atteignit les 130 kg, j'ai décidé de reprendre le contrôle de mon corps. Il me semblait quela marche était un bon début.

Entre ma maison et mon atelier la distance est de 4 km, que je parcours deux fois par jour. Pendant 8 km je pense au rythme de mon allure. Je pense à mon parcours pictural et je décide d'introduire le temps pendant le quel je marche dans ma " démarche " artistique. Instantanément, devant moi, se projette l'image d'un visage qui s'interchange avec le paysage dans le quel je suis immergé. Je réunis mes chapitres picturaux traités jusqu'ici en un nouveau titre qui comprend le projet futur : DIARID’ARIA IN SITU. Après la première marche j'arrive à l'atelier avec la certitude de noter tout ce que j'ai pensé. Je remarque que j'ai tout oublié. J'opte pour l'achat d'un mini-enregistreur à cassettes. Ce fut une bonne idée. Le deuxième jour je repensai et je cherchai à rattraper les pensées du jour d'avant. En plus, comme des follets d'autres idées sortirent des tanières du cerveau. Pendant que j'enregistrais mes pensées, je pouvais photographier les paysages que je parcourais. La ville, la rivière, la digue, les champs, les diversités-adversités architecturales, les détails des bourgeons sur les arbres et les déchets que je rencontrais sur la route, les lumières et les nuageset l'étincellement de l'eau de la rivière. Imprimer dans le regard les ombres de la lumière et la lumière des ombres.

DIARID’ARIA IN SITU est une enquête développée à l'aidede dessins- des signes et depeinture sur la condition humaine...Un prolongement dans le paysage global de mon travail réalisé jusqu'à maintenant et visant à s'approfondir dans le futur. Je cherche à inventer une morphologie du territoire au sein de la scène formelle de ma peinture. J'étends les corpset les visages dans des paysages divers, qui peuvent être aussi bien les vers du poète que ce que j'appelle Les Autres Lieux. Les visages sont la figure de l'humanité. Avec le geste du peintre,j'emporte les rides des lieux et les sensations de la brise et du froid, l'humidité de la sueur et le rythme des pas, sur le suaire profane de la Terre-Mère. L'émotion de la guerre en marche, le hurlement d'intolérance qui naît entre les peuplesfont vibrer si bien la couleur que l'énergie d'unenature qui résisteet se révolte contre l'idiotie et la tyrannie humaine. Mes préoccupations de peintre croisent les thèses, antithèses et synthèsesdes générations du fracas... Rassemblement de questions infinies comme carburant de la fantaisie: la métaphore du paysage occulte-t-elle la réalité ou bien le paysage métaphorique est-il la cachette de l'illusion? Les nouveaux paysages sont-ils les restes des terres disloquées? la désolation de l'âme occidentale brûle la terre du troisième ou du quatrième monde?le sud du globe se transforme en poubelle pour les pays riches? J'échappe à une logique de la réponse et je peinsla force de la créationcomme résistance à une logique de destruction mise en place par une humanité vouée au Dieu argent sous l'emprise de l'arrogance du capital.

Dans les paysages divers, les passages qui amènent l'architecture de la vie vers de nouveaux territoires sont variés. Les paysages divers se décèlent dans l'avenir , dans des lieux inconnus. Avec le dessin en signes de guerre, je chercheà découvrir des passages pour ne pas céder à une société de profit qui se heurte à l'attitude de celui qui veut faire de l'art la raison de vivre. Mes signes se consument sur la Terre-Matièreet s'installent à la surface pour tourner en grotesque la comédie humaine. Jour après jour, pas après pass'impose l'exigence d'enquêter sur ces paysages divers dans lesquels les visages diviséstournent leurs regards vers les corps immergés.

 

 

Le paysage de la mémoire, du présent et du futur se conjugue avec cette

interrogation permanente : d'où viens-tu, où vas-tu, où irai-je ?

Le fanal de la mort tout au long de ma vie m'habite et je m'imagine le scénario comme imminent.

Vivre dans un paysage réinventé en compagnie d'être humains ? Ou être vivant dans un paysage amorphe ?

 

 

 

AUTOUR DE NOUS

 

Le paysage transforme l'être humain ou c'est l'être humain qui transforme le paysage ? Ou y a-t-il contamination à l'envi ?

Je cherche un corps pour le visage et un visage pour le corps. J'espère trouver le paysage qui correspond pour écrire et dessiner (dé-signer)

" Diari d'aria per paesaggi diversi " (journaux d'air pour paysages divers). Je pose l'hypothèse d'un délire en paysages divers pour résister à des paysages désespérés.

Je partage le hurlement de l'art avec les Inaptes à la mort, pour que nous ne soyons pas condamnés à survivre dans des paysages divers.

Je jouerai avec un labyrinthe où les rues se perdent et où le regard doit refaire un parcours pour ne pas mourir.

Dans un sourire qui augure la victoire des stratégies de l'art sur celles des soldats. Pour marquer d'ironie les termes violents en usage, et, pour démoniser l'utilisation impropre des images et de la parole, l'avant-garde artistique se met en guerre contre l'avant-garde des armées... (je peindrai un rire)

 

Je peindrai d'un signe rebelle, pour le règne de l'âme, au milieu des champs de bataille de l'esprit, pour redessiner les frontières d'une esthétique qui véhicule trop souvent l'image publicitaire d'un système obèse.

Je voudrais poser la couleur en strates violentes et délicates, en tons adéquats aux images qui surgissent en moi, instinctives. Pour " se mettre en campagne " à discrétion, je laisserai un large espace au moment créatif comme moteur du thème.

Je raviverai les sensations de terres perdues dans des paysages qui revivent dans la mémoire et se détruisentdevant le regard. Je transmuterai la déception en signe instinctif, en représentation de la douleur et de la joie. J'utiliserai le dessin et la peinture comme force de choc, comme témoin de la volonté de résister contre le manque de respect et le massacre perpétré par l'homme sur l'homme.

 

 

"Petit decalogue qui m'accompagne toujours"

 

J'ai tracé avec des signes un parcours qui m'habite depuis des années.

J'ai exalté les images d'un cirque universel qui entoure la terre.

J'ai contre-attaqué l'arrogance avec le cri du signe et de la couleur.

J'ai esquisseé la scénographie de l'histoire infinie de la violence.

J'ai cherché à réagir contre tout ce qui terrorise les sens de la vie.

Entre le sens de la mort qui change l'or en rien, j'adresse l'image vers

la nécessité et l'importance de s'affirmer précisément.

 

Il est nu et entre les seins de la mère il prépare la guerre pour ses fils.

La colonne sonore est le cri qui brûle dedans.

Ici commence la guerre!

Entre un caffé et un dink on manipule la pensée.

Doux, doux, les mots glissent dans les égouts de l'univers.

 

Je peins sans peur parce que je souris en pensant à la mort.

 

 

 

 

 

 

 

Fische technique

 

P.S.

À la fin, comme présentation, je mettrai en scène mes peintures, comme d'habitude avec mes "séries picturales". Je porterai la peinture comme première actrice, peignant directement sur scène, dans un espace choisi entre les peintures du "paysage" déjà installées. Je mettrai en scène la performance en employant des signes, des voix, des mouvements, des images et les textes élaborés pendant le processus créatif, qui seront lus par des acteurs. La musique sera composée par un musicien qui improvisera in situ.

 

L'action se déroulera entre des personnes qui interpréteront les signaux provenant de l'échange d'impulsions entre les différentes formes créatives, au même moment, au même endroit, pour un parcours commun.

  < > , 24.04.2005
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