IPOTESI PER UN DESTINO… 2015
Progetto itinerante dove la pittura
è l’attrice protagonista e la matrice dei sensi
di Nando Snozzi.
Il progetto si sviluppa in tre tempi:
il primo a La Chaux-de-Fonds nel «Temple Allemand», centre culturel ABC, già realizzato nel mese di agosto 2015; il secondo ad Ascona, nel Museo Epper (settembre-ottobre 2015); il terzo a Bellinzona, al Teatro Sociale (marzo 2016).
La società non ha ancora trovato la sua stima e sta perdendo l’etica e la morale in ogni campo. “IPOTESI PER UN DESTINO” mi autorizza a resistere con la complicità degli ossimori della società. Un’oscura luce indica un percorso immaginario dentro i dubbi del futuro e le speranze del presente per costruire un varco per l’ultima spiaggia dell’essere umano. Nel “Temple Allemand” (chiesa protestante sconsacrata), che ho vissuto come un laboratorio d’idee, ho immagazzinato suggestioni e dipinto immagini rubate dai pensieri sparsi dai visitatori che hanno frequentato la mia residenza nella chiesa. Cercando di dipanare il mistero che viaggia tra caso e destino, occupo il tempo in una connessione tra segno e musica, tra parola e versi sussurrati che navigano spinti da brezze invisibili. I miei dipinti sono paesaggi senza natura, scenari che attenuano pensieri tediosi e caratterizzano il mio stare al mondo.
Dipingo l’archetipo (l’essenza sostanziale delle cose sensibili) con i colori del caso e dell’istinto, come avvenimento fortuito, accidentale, imprevisto. Incido i segni del destino ignorando l’umana capacità di “volere-potere”, e ritraggo gli esseri umani e gli animali come se si autoinvitassero ad esserci.
L’effigie della follia attira il mio sguardo tanto quanto quella degli ossessivi della perfezione. Sorrido di sbieco quando mi accorgo di penetrare in mondi estranei e rendere suggestioni e non compiacimenti, di creare curiosità (nel bene o nel male) tali che il mistero del destino resti segreto.
L’unica costante in un mutevole universo è l’idea di non avere confini e che il destino mi sorprenda con una visione in movimento sotto il cielo, sul mare, con fiori, ulivi e montagne, con il sole, la notte e i risvegli nelle “isole” (isole: atelier, casa, incontro tra amici, dove mi sento accolto, l’orizzonte, le idee…), dove scelgo di essere di passaggio.
La vita scivola nell›abominio quando la gelosia e l’invidia inquinano la voglia di esistere e sollecitano i protagonisti di grandi menzogne e false verità ad apparire nelle squallide sembianze di “un’IO minchia” e nell’espressione massima della frustrazione che inficiano ogni possibilità di dialogo.
Infrangendo l’intuibile, cercando il recapito che scopre la sorpresa, (che carica il proprio destino di qualcosa di se) ci si oppone alla diffusione di notizie malvagie (che sono figlie di una cultura in declino) e a chi finge di occuparsi del bene comune e invece si occupa solo di sé stesso.
…e sulle spiagge del tempo il destino gioca la sua parte nella costante, comica e tragica commedia umana…
IPOTESI PER UN DESTINO… PROLOGO PER LA TERZA FASE.
L’arte é come un sussurro.. è forte come il proprio dolore o il proprio gaudio. Può sensibilizzare chi sa ascoltare e vedere. È una tenue forza alla periferia della speranza e dell’ armonia… può essere bellezza senza memoria….o memoria della coscienza.
Per raccontare bisogna saper scrutare.. Ripasso poco il passato e non pianifico troppo il futuro perché accadrà comunque… per non essere schiacciato mi preparo ad affrontarlo. Sto ancorato nel presente e agisco per aprire spazi occlusi da intriganti manipolatori. Credo nella vita perché è un sentimento che mi insegue e non mi lascia.
Sognai di uomini che sprizzavano vanagloria dai pori della pelle e di donne al botulino dal viso ricreato nelle sale operatorie… era la rassegna approvata democraticamente dei tratti somatici. Tutti appartenevano ad un’unica e insulsa razza…. persone che hanno svenduto la loro anima tanto che nessuno la vuole più comprare…. mi svegliai di soprassalto gratificandomi del fatto di essere un po’ bestia.
La diseguaglianza tra pochi ricchi e moltissimi poveri è esponenziale e la Terza guerra mondiale diffusa è già iniziata. Morti e feriti sono un dato di fatto, é il menù giornaliero planetario… siamo assuefatti alla sofferenza che crea intolleranza e insensibilità a kilometro zero, all’impunità per i criminali e al silenzio di chi sa!…. i buongustai dell’orrore brindano con il sangue e si drogano con i tesori che rubano alla terra madre, disastrando l’universo.
La domanda cruciale è: si può rimanere inermi e arrendersi di fronte a questa mattanza indiscriminata e alla barbarie?
NOTE RIVEDUTE, CONFRONTATE E AGGIORNATE.
Giornata di vento.. foglie sparse.. piccole onde crescono..
tutto sembra come dovrebbe essere.
L’essere umano ha diviso lo spazio in compartimenti stagni e privati.
“La cosa pubblica” è disabilitata.
L’ asservimento genera risentimento, sensi di colpa, odio e infelicità.
La vita si regge sulla paura come nelle religioni c’è il ricatto della fede.
L’arte resta lo spazio del possibile ma il possibile a volte è ignoto. Più traccio segni più lo spazio da dipingere si allarga a dismisura. La giostra della realtà si presenta in alta definizione ma i pensieri si generano opachi e compatibili con l’impotenza oppure criminalmente applicabili.
Coordino sequenze di figure per me rassicuranti, ai bordi dell’affanno e danzanti nel vuoto.
Spesso sono alla ricerca dell’ironia, che mi distingua dalle risate liberate dal pestilenziale afflato dell’etere multinazionale.
Ci sono poche situazioni che alleviano il peso che si ha sullo stomaco. Quando la vita si fa claustrofobica è opportuno poter credere che la situazione cambierà in meglio.
……Il sole vestito con l’abito della festa sgualcito, l’urna del caro defunto in conto luce sul davanzale accanto alla piantina di basilico, l’orto biologico coltivato ai bordi dell’autostrada, le case minenergie integrate con il bio consumismo, l’incrocio delle fogne dell’universo con l’abbondanza aurea, sono alcuni dei nodi che verranno al pettine del parrucchiere dei cieli il quale ha già acconciato le teste dei santi in diavoli, i terroristi in martiri, gli eroi in guardiani di illusioni collettive.
Le montagne spiccano ancora in lontananza contornate da un cielo terso lavato dalle piogge e abitate dai colori d’autunno.
La volta celeste è decorata dallo smog e dalle nuvole, da bestemmie e preghiere, dal fumo e dalle bugie. Le riserve del pianeta, delle risorse umane e della natura sono giunte all’esaurimento. Sulle cime la neve è sorprendentemente bianca, le particelle velenose sono ancora invisibili dalla pianura.
Non voglio essere compiacente con questa realtà, altrimenti mi sentirei un figlio degenere della terra madre.
NON SONO ANCORA RIUSCITI A PULIRE LA MERDA DEL DIAVOLO.
(scritta anonima su un muro importante).
I commissari della pubblica sicurezza sono stati discriminati dai criminali che hanno arrestato. Delusi si sono arruolati nella legione straniera come addetti alla pulizia dei vespasiani. Si sono aggregati con alti burocrati e alti funzionari della finanza, portaborse e portavalori, declassati dalle loro funzioni da chi hanno inguaiato con favori non corrisposti. Il mondo è diventato proprietà di confessori, spie, creatori di statistiche e proiettori di proiezioni riguardanti l’andamento di probabili elezioni.
Un circolo vizioso irrevocabile.
Gli aguzzini e i giannizzeri sono gli architetti che stravolgono il reale, gli spacciatori di ricette sono i sottotenenti delle mense dismesse; gestiscono la distribuzione delle pillole scadute di una memoria sghemba e controllata. Gli animali soffiano fumo dalle orecchie e spruzzano succo di limone dalle narici mentre vanno a caccia di venditori di collirio per lucidare gli sguardi.
I sensi sono dissestati.
La flora e la fauna sono devastate dal caos e dal non senso. Le fiere sono diventate domestiche e gli uccelli abitano il sottosuolo con le ali tarpate, i fiori e le piante sono installate come reliquie sotto campane di plexiglas. Nelle cloache dell’umanità scriteriata, l’umore è nero antracite, l’arcobaleno e uni tonale ed i colori sono diventati miscela per lacrime amare.
Non c’é più nessuna legge che tiene a freno il non senso e il suo doppio.
Le leggi non fanno giustizia lubrificano solo la menzogna, perché l’essere umano ha abdicato ed è diventato inesistente di fronte a tutto.
IL PALADINO DEL CASO.
Un serpente con due teste mi fissava con quattro occhi color dell’onice, io reggevo lo sguardo tenendo aperte le palpebre oltre il tempo che mi era consentito.
Ascoltavo le musiche dei patriarchi che avevano suonato la colonna sonora della mia vita. Ricordavo i momenti rigorosi che avevano segnato il tempo: le rughe dell’esistenza mi screpolavano il viso. Con la forza vitale di una vecchia quercia affrontavo la morte. Il serpente svaniva dentro la corte dei vicini di caos che si costruivano il loro castello di carte dando senso al tracciato di una normale attività speculativa sugli affetti e sulla creatività. Vestiti a festa, non andavano oltre la scappatella domenicale dentro il fast food della via principale.
Mi destai con un sentimento tachicardico.
Nel nero fumo del risveglio vado al bar cammino con un leggero fastidio all’anca. Mi sembra di vivere in un’arena di un teatro assurdo.
Scelgo i pensieri con parsimonia, li sviscero nell’ombra dell’improvvisazione. Incrocio le mamme che accompagnano i bambini a scuola, lasciando il suw posteggiato sulle strisce pedonali. La scuola diffonde l’ansia dell’eccellenza coperta dagli antidepressivi.
Le luci, dipendenti dal fuoco della passione, sono proiettate da fari spenti, le passioni congelate e le atmosfere sono create dalla fabbrica del fango.
I profumi delle stagioni sono in ostaggio di un calendario crudele. Al bar intingo il cornetto dentro un doppio caffè tazza grande.
Un sintomo profondo, una rabbia organica ammaestrata dall’attesa sono la bussola che mi indica il percorso concepibile dentro il mio immaginario di forme e di segni.
Pioviggina, e il cielo grigio perla ovatta la giornata, vibra nell’aria lo stridulo suono dell’ambulanza: qualcuno stava peggio di me.
La pioggia si intensificò.
UN CIRCOLO VIZIOSO COME PRESAGIO PER I SALTIMBANCHI DELLA MENTE.
Camminando sotto la pioggia, in un sentiero tra il mare e la montagna, accompagnato da capre, falchi e lentischio, dal profumo di elicriso e dalla cornice di asfodeli in fiore, pensavo al destino.
Amore, audacia, amicizie…Tradimenti paure e vendetta, sono gli ingredienti per una vitale sosta terrena e un menù esistenziale formato da un alfabeto classico.
i sogni sono complici del sonno e della vita.
Indossando un’esile maschera considero la realtà coimputata con l’utopia… per incasinare la domestica esistenza nel cortile scelto e per depositare le commissioni quotidiane.
Siccome l’ottimismo si manifesta sporadicamente non mi aspetto nulla di straordinario…
In mezzo alla campagna, umida e odorosa di terra bagnata, con folate di salsedine e il riflesso argenteo del mare come colore scenografico, penso
che se l’arte non ci fosse, la vita sarebbe un errore.
Spesso mi vedo correre verso le prigioni dell’ego e non trovo parole per giustificare queste gabbie dorate, la pittura mi salva dall’assenza di vocaboli che non reggerebbero comunque il peso dell’arco vitale!
Un temporale vestito di gialla luce, opalescente sulla coda al sud della vallata e un arcobaleno che si appoggiava sui due fianchi della montagna al nord, illuminavano il tempo restante prima della malinconia.
Chi fa dell’arte passione di vita é sempre stato in minoranza a rispetto a chi ha giocato di furbizia e d’ipocrisia sporcando l’ universo e creando un pianeta patrigno, misogino e favorevole alla cultura del delinquere.
Una quantità di passi mi ha condotto dove il tempo si accorcia raccontando immagini d’amore e seduzione, fragili attimi dove mi accorgo che gli dei non amano ma vogliono solo essere amati.
“Memento vivere”
Vivo della mia imperfezione.
Del mio inciampare,
che rallenta il passo.
Del vuoto, che tutto accoglie.
Del silenzio, che contiene ogni parola.
Di una goccia di presente, prisma del passato e del futuro.
Intesso i miei giorni di storie, pietre, pane.
Come le merlettaie indiane,
lascio che un punto sbagliato apra un foro nel mio ricamo,
un passaggio per la mia anima in cammino.
Maria Pirisi
GIUDICATI INABILI ALLA MORTE.
mi disturba ricordare i sogni,
è come tradire la notte.
Troppa energia per difendersi dal buio
la rosa del sud sorride nel suo antro.
un tango di malinconia profuma di fata verde
la musica si veste di crepuscolo.
i fiori d’arancio vedono gli occhi del giorno piangere,
bombe, clavicembali, violini e coltelli
segnano titoli di guerra e d’amore.
nelle immondizie pettinate a dovere
il pesce d’aprile vola verso dicembre.
addio!