SELFIE AL CHILOMETRO ZERO – 2014
Prologo…
diodiodiodiodio….
Sul piedestallo il mito invecchia
i guerrieri perdono il loro fascino.
Un selfie lega i pensieri in un senso senza ritorno
nei territori del vizio solitario.
Indosso un manto ironico sopra la memoria, ma sono le piccole cose, i dettagli, che mi raccontano le dimenticanze. Unisco il passato e il presente sperando un futuro senza ansia e angoscia. Le lugubre lamentele delle notizie quotidiane e l’idiozia globale lo vestono da pura chimera. Sento fortemente che la sensibilità per una prognosi riservata della creatività è d’obbligo. La condizione dell’essere umano è spiata ed in balia di un controllo sociale spietato, guidata ad immagine e somiglianza da famiglie e consessi mascherati e cucite addosso dalle regole e dai ritmi odierni. Tutto tollerato dalla paura di scoprire che un altro modo di vivere è possibile! Le mie storie si dipingono da sole, attratte dai personaggi che mi appaiono sulla scena e che si autoalimentano per produrre effigi di un’umanità altra e inconsapevole. Inserisco un dubbio dove nulla è negato e tutto è disponibile e spacciato come libertà di consumo. Nei bilanci di una società che stravede per l’eccellenza e per i superstiti di brogli e corruzione non è prevista una scheda per la cultura, perché il sapere fa male come il saper pensare. Un posto di riguardo e un preventivo sono dati al nozionismo senza il fine di passare alla storia e per giustificare il malaffare e i millantatori. Sfuggo le ossessioni e le fatalità che sono distribuite dalle catene planetarie che decretano i comandamenti di vita. Voglio essere.
buonasera
il mio kilometro zero è determinato dal mio corpo, la mia frontiera è la pelle,
quindi io sto al km 0 e mi fotografo in continuazione con la fantasia e rimando con il disegno la verità contaminata.
Un giorno ho visto un fico che germogliava da una crepa del muro di cemento di una casa in disfacimento. mi sembrava che cresceva dove non doveva, ma si ergeva con una grinta esemplare, selvaggiamente urbano, non classificabile in botanica, una bellezza assurda, una rovina, una metafora di vita che mi pone di fronte alla mia fragilità.
il problema non è quanto si capisce d’arte o no,
il problema è solo dichiarare la capacità di essere complice con
il proprio sguardo.
si pensa di non essere pronti a recepire il proprio gusto
ma come molte confusioni odierne si resta sempre in bilico
sul territorio dell’insicurezza… è come quando da genitore
si incappa nella sensazione di sbaglio e poi si riesce a mitigare
il sentimento essendoci come tali…
oppure come quando si delegano le proprie decisioni pregando un dio
o venerando un mito o votando una persona che si suppone onesta
e ci si accorge di aver preso un’abbaglio…
a me queste cose mantengono viva la voglia di scavare nelle
sfere sconosciute dell’esistenza.. e considero una strada percorribile
lo stato precario dell’essere umano.
Sul piedestallo il mito invecchia
i guerrieri perdono il loro fascino.
Un selfie lega i pensieri in un senso senza ritorno
nei territori del vizio solitario.
Indosso un manto ironico sopra la memoria, ma sono le piccole cose, i dettagli, che mi raccontano le dimenticanze. Unisco il passato e il presente sperando un futuro senza ansia e angoscia. Le lugubre lamentele delle notizie quotidiane e l’idiozia globale lo vestono da pura chimera. Sento fortemente che la sensibilità per una prognosi riservata della creatività è d’obbligo. La condizione dell’essere umano è spiata ed in balia di un controllo sociale spietato, guidata ad immagine e somiglianza da famiglie e consessi mascherati e cucite addosso dalle regole e dai ritmi odierni. Tutto tollerato dalla paura di scoprire che un altro modo di vivere è possibile! Le mie storie si dipingono da sole, attratte dai personaggi che mi appaiono sulla scena e che si autoalimentano per produrre effigi di un’umanità altra e inconsapevole. Inserisco un dubbio dove nulla è negato e tutto è disponibile e spacciato come libertà di consumo. Nei bilanci di una società che stravede per l’eccellenza e per i superstiti di brogli e corruzione non è prevista una scheda per la cultura, perché il sapere fa male come il saper pensare. Un posto di riguardo e un preventivo sono dati al nozionismo senza il fine di passare alla storia e per giustificare il malaffare e i millantatori. Sfuggo le ossessioni e le fatalità che sono distribuite dalle catene planetarie che decretano i comandamenti di vita. Voglio essere.
sabato 22 novembre e domenica 23 novembre zeno gabaglio ed io
terremo un’azione scenica di musica pittura e testi con voce off di anhai traversi..
essendo i posti limitati è gradita la prenotazione… potete farla sopra al tavolino rosso.
voglio ringraziare e loro sanno il perché:
Piergiorgio rossi
elio e natalia david
filomena mia moglie e compagna
gianni Hoffman
alessio tutino
paco sancez
andrea bianchetti
zeno gabaglio
anahi traversi
sara pellegrini
maria pirisi
vito calabrese
vi ringrazio della vostra presenza e se avete bisogno dei consigli per acquisti
sono a vostra disposizione.
VOLEVO ESSERE
La prima volta che abbiamo fatto l’amore
l’abbiamo fatto gentilmente,
come certe piogge estive
che bagnano gli impermeabili
dei bambini felici.
Le tue gambe
ricoperte dal polline d’aprile;
i tuoi seni esausti
due grosse mosche riverse.
Poi ti ho fatta voltare
(come una frittata venuta male).
La tua schiena era una fossa.
Ti ho raccolto i capelli
come si fa con i morti
e li ho tenuti forte
come l’altalena,
la bambina
dagli occhi da cornacchia.
Sono scivolato
nella calda medusa oscura
e poi l’ho visto:
dipinto sulla nuca,
appena sotto l’attaccatura
dei capelli:
il codice a barre.
L’uomo dalla testa di stella
era finalmente tornato,
tornato a prendermi.
Andrea Bianchetti 2014
primo autoritratto….
sono li!.. pronti ad annaspare nel nulla
per strapparsi ricchezze abominevoli.
Profitto e controllo…
mi manca l’aria …….. esisto nel loro contrario
cammino con la speranza del tempo che resta
e si aprono possibilità veloci e profonde come degli haicu …
i saggi antenati volgarizzati dai twitt!!!
sorrido e respiro nella libertà di un segno feroce.
se l’ammirazione smette di essere un surrogato dell’amore
insisto con la poesia che cita lo sconforto.
finalmente l’ho detto …….
loro, gli esseri umani sciacalli, sono sempre presenti e in deficit di democrazia
sempre perdenti e sedotti dalla simulazione di un’assenza…
costretti ad attaccare un livello intellettivo oltre la linea diabolica del superfluo.
Vedo scelte difficili all’orizzonte
per chi rispetta le idee e meno le istituzioni…
Le giurie sono luoghi di compromessi tolgono e danno
secondo gli interessi dei componenti…
Tergiverso…
Vivo una normale storia dove non ci sono interminabili seduzioni ..
forse solo, forse resisto.
Gli episodi che mi tengono costantemente attaccato lo sguardo sullo schermo
delle amicizie non hanno nulla a che fare
con la famigerata eccellenza prodotta dal sistema
responsabile del protocollo di un dolore planetario…
mi godo con sommo piacere la mia assenza dai più stupidi modelli
e dai più idioti pettegolezzi dei salotti universali..
senza saperlo ma spesso con consapevolezza
seguo l’istinto ed il cervello muta la realtà..
mi mette in sintonia con esseri simili, elefanti e dinosauri, eroine ed eroi impossibili, camaleonti e salamandre, falchi delfini e capre…
la madre terra custodisce i ricordi dentro i terreni sconfinati
se maltrattata si ribella…
stimo le bugie furbe e malandrine e che danno un senso alla verità…
ma la verità fa male e sono in dubbio sulle perle di saggezza…
secondo autoritratto…
Selfie è il fratello giovane dell’autoscatto con conversione anticipata
Selfie è un’oscura preveggenza o un’ avvisaglia del ricordo…
Selfie è il surrogato del vizio solitario
Selfie non lascia sfuggire quello che si suppone sarà la propria storia …
Selfie che stiva un sorriso rubato …
Selfie come un istante molto forte incredibilmente vicino
tanto da essere cancellato dall’attimo sfuggente.
Selfie per trovare il proprio eroe…
Selfie per dimenticare quello che è sbagliato e sottolineare il giusto successo…
ma è successo qualcosa che prevede una catastrofe imminente.
Ho visto una farfalla con dei colori meravigliosi, senza selfie la ricordo…
fermandomi per una sosta mi vidi specchiato nella vetrina del bar e mi fotografai riflesso
e nello stesso tempo vidi la prima pagina del giornale che l’avventore accanto leggeva
dava le notizia di un naufragio di 300 persone e di un drone che aveva steminato bambini innocenti donne vecchi (sempre loro)…
mi vergognai di restare apatico…
mi sembrava di aver oltrepassato la frontiera del sopportabile e di non più vedere la bellezza in nulla…
mi consolai leggendo la cronaca del matrimonio del secolo.
la visione di campi fioriti e di persone felici sono perle rare,
l’alone del grigio fumo è molto forte e assurdamente vicina,
ogni musica diventa stonata… l’arte mi sembra inutile…
tutto oscurato da un’impalpabile minaccia sospesa…
ho fatto un escursione abbastanza selvatica, ho attraversato una radura con una moltitudine di colori poi un bosco di lecci e quercie e ginepri …mi fermai in un pascolo impervio dove pascolavano le capre, ho imitato il loro belare e mi sorpresi della loro risposta, solo il caprone, in silenzio, si erse di più sulla rupe …mi meravigliai ad essere un po’ bestia in riva al mare…
Il pianeta è un luogo triste io dipingerò fin quando riuscirò a disegnare un magico sorriso…
terzo autoritratto…
L’Ambasciatore di immagini e parole non porta pena…
mi faccio un selfie al km 0 (qui mi scatto davvero una foto)
al km 15 c’è la discarica velenosa
al km 325 circa, in direzione rosa dei venti, ci sono cattedrali nucleari …
depositi di armi e munizioni sussistono dentro la pancia della montagna..
la clausola benefica è negata e la via di fuga è occultata ..
non è questione di vigliaccheria o di paranoia, è una constatazione di realtà!
novità stanche e soluzioni obsolete fanno il corollario dei precetti politici..
come ritrarre una stanca storia? una natura morta si impone…
forteste e cascate, autostrade e sentieri, mari e deserti
esistono in scenari sempre più variabili …
gli alberi della cuccagna sono sgombri da prelibatezze
e irti di pungiglioni avvelenati,
il cielo sereno contiene un sole impasticcato
la luna non ha più ombra e spoglia di poesia
Selfie è un fai da te che elemosina amicizie…
come Amelie che posiziona un nano di fianco alla testa
si fotografa e l’inganno è fatto
la prova reale di un mondo virtuale.
mi sposto con l’illusione di viaggiare,
una felice intesa per incontrare la morte suprema e
un incustodito deposito di sembianze…
mi immagino la rivolta degli specchi dove
l’immagine si camuffa per non lasciarsi riconoscere
un autoritratto sghembo di un’anima persa.
contraddizioni obbligate convivono:
la luce del sole che risplende sui colori bagnati dalla rugiada
dentro la tavolozza autunnale e lo sfrigolio dell’acido caustico
sulla pelle di disperate donne maltrattate dai bastardi fautori della
tratta di esseri umani,
la musica di un torrente che attraversa un bosco idilliaco
e l’urlo straziante di chi salta su una mina…
una società senza rispetto che mi acceca e mi adesca
e mi lascia senza lacrime per indignarmi e con una voglia
di essere ribelle e dissidente.
quarto autoritratto…
in gergo semovente entro in modalità di ignoranza totale.
troppi segreti circondano un eden bugiardo.
troppe frontiere erette a suon di ricchezze.
una sobria etica morale è vilipesa dalla crassa arroganza
dei cucinatori di abbagli.
il registro della disperazione è esausto
e lascia l’inclinazione al dramma
eleggendo la tragedia totale a protagonista della scena globale.
Ho visto un fico che germogliava da una crepa del muro di cemento di una casa in disfacimento. mi sembrava che cresceva dove non doveva, ma si ergeva con una grinta esemplare, selvaggiamente urbano, non classificabile in botanica, una bellezza assurda, una rovina, una metafora di vita che mi pone di fronte alla mia fragilità.
Come una volpe che si perde in città sopravvivo con
l’idea che l’esigenza di una cultura appropriata
diventi un’urgenza.
In un abisso di ferocia penso che qui ed ora
le guerre sono sempre in po’ esotiche,
esistono come videogioco tra una pubblicità e l’altra…
La violenza si regge in un regno omertoso
Il mito ragiona sulla vita e sulla morte
io spero in un nuovo germogliare….
noi esistiamo….
Siamo ladri di idee e di immagini, di parole e di sogni, dentro un’umanità assetata di violenza. Recitiamo il diritto di praticare la creatività come decalogo di vita e di gioia, di grido e di dolore, di protesta e come atto di disobbedienza civile…