Un giorno silvio si presentò in atelier e mi disse che era interessato ai corsi di pittura e disegno. Mi disse che non sapeva neanche disegnare una giraffa e io gli risposi neanch’io… forse fu la risposta giusta perchè si iscrisse ai corsi.
Già dall’inizio si immerse nel mondo dei colori e si rivelò una persona simpatica e generosa e contribuì a creare un bell’ambiente nel gruppo.
A volte vorrebbe che il risultato pittorico di una serata fosse ottimo e soddisfacente ma si é reso conto che i colori hanno una propria forza e deve sapere aspettare e riprovare gesti e accostamenti di colori e scelte di miscele fino a quando i valori cromatici hanno trovato la proria luce e la propria ombra. Allora si ferma e rimanda il tutto a un’altro momento. Il suo lavoro si estende nei domini della bidimensione quindi ha un vasto campo per mettere assieme visione e materia e trovare le giuste tonalità che a volte riservano a Silvio delle sorprese che lo stupiscono…
Silvio evade dalla formalità del quotidiano dipingendo in modo fisico: usa il gesto con un’influenza derivata dal bisogno misterioso di percepire altri spazi visivi, quasi per saziare la sua attrazione verso i colori dei suoi stati d’animo.
La minuziosa organizzazione che dedica alla preparazione degli strumenti per dipingere corrisponde a un prologo del quadro che realizzerà. Ha costruito le spatole su misura per l’applicazione del colore e un cavalletto girevole a 360 gradi per poter lavorare da ogni angolatura. Il suo agire pittorico si iscrive dentro i territori di un «istinto controllato». Applica una scala cromatica di colore sul filo della spatola e con diversi tipi di pressione stende i colori sulla superficie designata. Silvio pensa la sua pittura giornalmente e la vive come un dato di fatto che lo abita. I suoi lavori sono dei percorsi astratti dentro le trame del colore, vibrano per i contrasti tonali e sostano lievemente dentro le citazioni dell’opera pittorica di Gerhard Richter.
I dipinti di Silvio Bomio richiamano le intemperanze e gli equilibri dei singoli colori, delle loro tonalità e dei loro accostamenti nei confronti dello sguardo e dei tranelli cromatici. Impiegando liberamente i cinque colori primari, elabora un modo ludico di perseguire le vie del cromatismo. Durante l’itinerario compositivo del dipinto, si succedono variazioni di segni e di scale cromatiche che suggellano spazi in cui il caso gioca le sue sinfonie visive, a volte impensabili. Il risultato che ne deriva è una cascata di colori e un’immagine geografica strana dentro parametri casuali e pensati. Un’immagine che sorprende, sollecita e interroga il suo codice estetico. Nel suo processo creativo, Silvio si sente osservato dal risultato cromatico, e interviene fino a soddisfare la sua curiosità verso il limite del suo fare espressivo.
Nando Snozzi 2016