Nel 2011 Sara Pellegrini ha esposto all’Atelier Attila “LA CASA”, Il luogo dove le sue passioni creative si incontravano ed erano complici nel percorso che va dalla culla alla bara, prima ed oltre.
In un suo testo Sara Pellegrini scrive: “perledonne riassume un lavoro quotidiano di ricerca interiore nell’approfondimento dell’eterno femminile che dà vita al mondo, agli esseri umani e che come un immenso cerchio non si esaurisce mai.
La volontà di esprimersi attraverso mezzi diversi che includono l’istallazione, la fotografia, la serigrafia, la pittura, la tela tessuta (hymen), come lenzuoli e fazzoletti, ma soprattutto l’utilizzo del filo da cucito (e/o dei capelli), è un desiderio di far parlare dei materiali che caratterizzano oggi e ieri gli intrecci e i nodi così come le peculiarità della storia fisica e spirituale delle donne.
Ritratti fotografici di donne con capo velato ricordano la Madonna, effige di suprema grazia e amore della nostra cultura e tradizione cristiana. L’intervento con il filo sugli stessi parla di tracce che sgorgano dagli occhi: ciglia, parole o lacrime? Forse é solo la voce del cuore… Altri lavori saranno esposti, intrecciati in un’istallazione unitaria.
perledonne è una preghiera a essere donna, a diventarlo perché nascere femmina non basta… un invito a risalire al proprio albero genealogico matriarcale, per essere coscienti che esistiamo grazie a chi ci ha preceduto, alle nostre ave e ai nostri avi (Lares familiares) in questo tentativo incessante di svelare o di avvicinarci ai misteri più profondi dell’anima, legati anche alla nostra storia. nera e scura come la notte, calda e morbida come la terra, sinuosa e melodiosa come la brezza…”
L’isola del filo.
Di Francesca Rigotti
Sotto lo sguardo di Atena, dea della filatura e della tessitura, e di Afrodite, dea dell’amore, che con l’amore armonizza il mondo fissandolo, legandolo e tenendolo insieme, le donne dell’isola attendono ai loro lavori. Sono state le dee a portarle lì su quell’isola che non c’è, l’isola del filo. La maggior parte di loro fila e tesse, ma c’è pure chi cuce, ricama e lavora a maglia, al tombolo, all’uncinetto. Legate tra di loro da fili di legami e relazioni invisibili, tutte le donne dell’isola hanno tra le mani fili reali: di lino, di lana, cotone, canapa e bisso, persino oro! Sì, fili d’oro, perché molte sono donne di rango, dee e principesse, sante e regine. Tutte sono comunque abili a lavorare fili e filati, come Erika, la decana, che a novant’anni suonati abilmente ricama, usa il roccolo e si diletta con il frivolité.
Sull’isola del filo le donne hanno a disposizione tutto il filo del mondo e tutti gli attrezzi per lavorarlo: gomitoli e matasse, spolette, telai, fusi, arcolai, aghi, uncinetti, ferri, tomboli, fuselli. Filano e tessono e lavorano, se e quando a loro piace, e filando e tessendo cantano e tengono insieme il mondo.
Lo fa Démetra, dea delle messi, che lavora la lana al telaio di pietra, tessendo una gran tela con l’immagine del mondo; di fronte a lei, Maria Vergine, munita di ago e filo, taglia e cuce vestine per Gesù Bambino. Parlano di fili e soprattutto di figli, come sempre fanno le donne, figli perduti e poi ritrovati.
Sull’isola del filo Atena e Aracne sono diventate amiche, dopo la terribile gara di tessitura che le aveva viste rivali. Atena, fiera della sua condizione di dea, aveva voluto vincere a tutti i costi e poi si era accanita sull’avversaria, trasformandola in ragno e costringendola a filare e a tessere una tela effimera, la ragnatela. Lì nell’isola però Aracne non è più ragno; ha ripreso le sue sembianze di ragazza e può sfoderare tutte le sue abilità al telaio senza timore di concorrenza.
Tutto quel filo da tessere (e non da torcere) è filato soprattutto da Berta, che filava e filava, filava la lana, e poi filava con Mario e poi con Gino e nasceva il bambino; il bambino che era lì anche lui sull’isola del filo e giocava con tutti quei fili e gomitoli colorati e si divertiva un mondo. Giocava da solo, con gli altri bambini e col gatto di Penelope. Se Ulisse aveva un cane, Argo, Penelope aveva invece un gatto, anche se nessuno lo sa e nessuno ne conosce il nome, perché i gatti delle donne non sono importanti come i cani degli uomini. Il gatto è lì sull’isola e gioca coi fili e col bambino di Berta e con Gesù Bambino e coi gemellini di Tamar.
Tamar era stata una schiava, nella Bibbia, ma lì sull’isola è libera: non deve più generare figli a mariti tra loro fratelli, e persino al padre di quei mariti, ma può occuparsi dei suoi fili e dei suoi bambini, uno dei quali tiene al polso un braccialettino di filo rosso: gli era stato legato alla nascita per distinguerlo dal fratello.
Sull’isola del filo filano e tessono e cantano, come tutte le filatrici e le tessitrici del mondo, anche Sant’Agata, Filomela e Arianna, superate le loro bruttissime avventure tutte legate a fili. Arianna, che aveva offerto a Teseo la soluzione per uscire dal labirinto, e che dopo essere stata da lui ripudiata, aveva finito per impiccarsi. Filomela, violentata dal marito della sorella che le aveva tagliato la lingua per impedirle di parlare, e che si era vendicata orribilmente di lui ammazzandone il figlioletto; ed era stata poi trasformata in usignolo. E infine Sant’Agata, che tesseva di notte e disfava di giorno, come una Penelope rovesciata, un velo d’oro e di bisso, per non doversi maritare. Adesso Agata è nubile e felice e insegna la difficilissima arte di filare, tessere e ricamare il bisso alle sue amiche dell’isola. E quando la stagione lo permette, si tuffa nelle onde all’alba, insieme a loro, per raccogliere la preziosa lana del mare dalle grandi conchiglie perlacee… perledonne
Perledonne riassume un lavoro quotidiano di ricerca interiore nell’approfondimento dell’eterno femminile che dà vita al mondo, agli esseri umani e che come un immenso cerchio non si esaurisce mai.
La volontà di esprimersi attraverso mezzi diversi che includono l’istallazione, la fotografia, la serigrafia, la pittura, la tela tessuta (hymen), come lenzuoli e fazzoletti, ma soprattutto l’utilizzo del filo da cucito (e/o dei capelli), è un desiderio di far parlare dei materiali che caratterizzano oggi e ieri gli intrecci e i nodi così come le peculiarità della storia fisica e spirituale delle donne.
Ritratti fotografici di donne con capo velato ricordano la Madonna, effige di suprema grazia e amore della nostra cultura e tradizione cristiana. L’intervento con il filo sugli stessi parla di tracce che sgorgano dagli occhi: ciglia, parole o lacrime? Forse é solo la voce del cuore… Altri lavori saranno esposti, intrecciati in un’istallazione unitaria.
perledonne é una preghiera a essere donna, a diventarlo perché nascere femmina non basta… un invito a risalire al proprio albero genealogico matriarcale, per essere coscienti che esistiamo grazie a chi ci ha preceduto, alle nostre ave e ai nostri avi (Lares familiares) in questo tentativo incessante di svelare o di avvicinarci ai misteri più profondi dell’anima, legati anche alla nostra storia.
nera e scura come la notte, calda e morbida come la terra, sinuosa e melodiosa come la brezza…
Sara Pellegrini, 14 gennaio 2014