Nando Snozzi
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« Spazi Fittizi » – Andre Lombardi

André Lombardi vive a Sommascona, dalla sua finesta domina la vallata, é a metà strada tra il cielo e la terra e dipinge. Usa la luce come forza vitale e la potenza delle sfumature come viaggio cromatico. È complice delle tonalità che compongono la sua  tavolozza. Gli acquarelli diventano le visioni poetiche del suo pensiero e le immagini che fissa sulla « carta-gioiello » ardono sotto il fuoco della speranza per un viaggio nell’ignoto. Nell’imensità dello spazio André percorre con la fantasia astratta, costruita con simboli e segni, dei tragitti illuminati da scorci evidenziati dall’accostamento con l’oscurità. André trae spunti dalla natura selvatica che da sempre é una sua accompagnatrice costante e che dona i titoli alle sue opera, titoli che diventano una legenda che segna il suo sentiero intimo. I suoi colori hanno riferimenti astrologici e terreni, arcaici e con musicalità dialettali e montanari. André tiene aperte le finestre della memoria per evidenziare il punto di vista di una ragionata creatività che in seguito la dipinge attraverso le possibilità dell’acquerello. Un segno orizzontale, un omaggio all’astronauta, una diagonale, un acero, una folata di vento, una zolla di terra dove nasce un fungo,  kött (pattino di una slitta) sono materiali che indagano la fantasia di Andre che poi traspone in un arcobaleno infinito e mutevole, creando  un universo personale e libero da ogni costrizione.  

Nando Snozzi 2016

le pagine anche sconfinano

nell’impossibile, rimuovono
o aggiungono strati di confidenze,

di  

ma il tuo segno è diverso,
è relitto incostante che scopri

dove il buio s’accampa,
è 

nello spazio profondo
che pare assoluto e rimanda

ai colori del bianco, al 

da cui scruti 

Fabio Contestabile

Cött

Il viso formicola, le mani pulsano indurite, tanto che maneggiare l’accetta per spaccare la legna è un rischio. È mattina presto, la notte indugia, come la luna che spande con vanto una luce così intensa e limpida da sembrare sua. Fa compagnia la luna, è una presenza allegra, e il ragazzo la vede scivolare lenta lungo la volta del cielo viola. Anche la slitta, la sua slitta, lo fa sentire meno solo. Gli basta gettare un’occhiata là, nell’ombra, per indovinarla a ridosso del muro.

Qualcuno in casa si è alzato. Osserva il bagliore inquieto che si sposta da una finestra all’altra accentuando il buio d’intorno.

Riflette sulla fiamma tremolante che, dietro i vetri appannati, sposta le ombre, le fa ballare senza posa, si prende gioco delle tenebre animando una luce irrequieta e calda.

Riflette. Come la luna, che cattura i raggi incandescenti dispersi dal sole, per restituirli, la notte, a modo suo. Guizzi argentei e freddi, bisbigliano alla terra che il buio è solo per poco.

Il lavoro va concluso. Mentre assesta con precisione colpi d’accetta, il nitore del cielo, a est, prende forza, e lascia intuire la decisa scalata del sole dietro i monti.

Il ragazzo getta l’ultimo ciocco nel mucchio, incastra l’ascia sul ceppo ed ecco, improvviso, un brillio accecante e breve. Un raggio di sole ancor freddo, fra i primi a valicare il filo dell’orizzonte, ha stuzzicato un pattino della slitta. Un fiotto di ebbrezza lo invade, più tardi l’avrebbe cavalcata fin giù, in paese, fino alla scuola.

A giorno fatto, cartella tracolla, passa le mani sui pattini, ne toglie i ghiaccioli, li scalda, lanciando occhiate a valle. Eccola, la pista dei buoi. Quante volte li ha visti scendere dai monti con il carico di fieno sulla slitta da traino. Dai ripetuti passaggi ne è nato un nastro di neve nella neve, una pista battuta, perfetta. Per il ragazzo uno spazio di libertà e spensieratezza.

La lunga discesa è inebriante. I sensi acuiti dall’eccitazione esaltano il crepitio della neve gelata, il dolore sul viso frustato dalla neve, l’energica carezza dell’aria, la velocità, le curve che portano fuori, i balzi e anche la paura.

Rallenta, si rilassa e può godere della polvere di neve sulle labbra. Si scioglie e ritorna, sprizza davanti agli occhi come uno sciame di scintille incandescenti che il sole tinge a suo piacimento. È accecato dalla danza sfrenata di colori.

Quella sera fuori casa, mani in tasca, si sente un altro. Ripensa a ciò che la giornata gli ha regalato e ancora gli sta donando con un tramonto acceso. Quel tramonto che spesso si presenta d’inverno e che per la prima volta gusta veramente. Respira il rosso che già sta mutando e sente di volerlo custodire assieme a tutte le altre sensazioni.

È freddo, si gira per rientrare. In tempo per godersi l’ultimo dono della luce del giorno. Ancora i pattini della slitta si sono accesi e un sorriso caldo galleggia nella penombra.

Katia Balmelli

 

« Cromaticamente » – Silvio Bomio

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